lunedì 15 febbraio 2010

Appunti di viaggio in Marocco

Di recente tornato dal mio secondo viaggio semiculturale/letterario in Marocco, sentite un po’ cosa dicono i miei appunti su ciò che in una certa occasione abbiamo combinato a Tangeri:
“Per questa sera abbiamo organizzato una ‘Coena Cypriani’ nel retrobottega di una fumeria di kif. La compagnia è bella e promettente. Ci saranno Paul Bowles, Tennessee Williams,Truman Capote, Jack Kerouac, Gore Vidal, Allen Ginsberg, Neil Cassady, Gregory Corso e William Burroughs. Il menu comprende portate di benzedrina, nembutal, codeina, hashish, mescalina, morfina, kif, marijuana, shit, eucodal, demerol, dolofina, oppio, funghi sacri e funghi profani. Dato che in fondo la compagnia assomiglia a uno zoo, l’esperto di bestiari medievali Umberto Eco ha mandato in rappresentanza Baudolino con un seguito di sciapodi, cinocefali, manticore, fauni, salamandre, grifoni e arpie. Eco si è scusato di non poter venire, menzionando un contrattempo. Mentre stava scrivendo la sua duecentesima bustina di Minerva, la dea greca ne ha avuto abbastanza e ha supplicato il padre Giove di farla rientrare nel suo cervello. Si profila una causa legale tra il semiologo alessandrino e l’Olimpo. Dalla cantina di Auerbach è arrivato perfino l’Homunculus di Faust, che viene fatto entrare subito da Truman Capote perché molto apprezzato (piccolo com’è, può dare veloci sedute di sesso orale stando in piedi). Mefistofele, che accompagna Homunculus, rimane in attesa fuori dalla porta, tenta di comprare l'anima di un venditore berbero di tappeti che passa di lì per caso. Il mercante non si lascia fare e, scaltro com’è, comincia una trattativa che sfianca il demonio. Mefistofele rinuncia e se ne va scornato e zoppicante. Intanto all’interno è una vera bolgia. Burroughs si è mangiato da solo tutto l’aperitivo di anfetamine e Capote si lamenta delle sue male maniere. E pensare che quando l’amico gli avevano telegrafato del convegno a Tangeri, era partito da New York in fretta, interrompendo una colazione da Tiffany. A metà cena Kerouac dà segni d’impazienza, vuole piantare tutto e rimettersi sulla strada. Burroughs invece si trova nel suo elemento. Ristoranti e farmacie sono per lui la stessa cosa. Il paradiso chimico da lui sognato è un catalogo infinito di desideri compulsivi dove si trova di tutto, ossia roba da ‘fumare, aspirare, mangiare, iniettare in vena/pelle/muscolo, o anche da introdurre in via rettale come supposte’ (parole sue, tratte dal suo libro ‘Il Pasto Nudo’). Per Burroughs trovarsi a Tangeri, St. Louis (Missouri) o Città del Messico non fa molta differenza: la benzedrina gli fa dono dell'ubiquità. Ora nella sala del banchetto, in un angolo si sono momentaneamente appartati Williams e Ginsberg, quest’ultimo con i pantaloni calati a mezz’asta. Dopo un po’ si sente un Howl! di Ginsberg, poi i due si rimettono in ordine, tornano alla tavola e riprendono a mangiare. Arriva il piatto forte: una tajine con ripieno di barbiturici. Al vegliardo Gore Vidal questa Coena Cypriani comincia a diventare rivoltante. Gore si pente di avere accettato l’invito al convivio, si apparta e riprende a scrivere un suo libello contro George W. Bush. Qualcuno avverte lo scrittore in ovvio stato di evanescenza senile che il soggetto non è più presidente degli USA da molti mesi. Mentre la cena prosegue, dall’alto del Paradiso la traduttrice Fernanda Pivano guarda in giù, osserva la scena e scuote la testa. Poi si cerca un posticino comodo ai piedi di San Gerolamo, sperando in un suo sguardo benevolo. In quella posa sembra Hanuman in adorazione di Shiva. Il vegliardo però finge di non conoscerla. Finalmente usciamo all'aperto e ci affacciamo alla terrazza dalla quale si vede la città. E' ormai notte, lungo il porto lontano le luci brillano come una costellazione caduta dal cielo. L'aria è tiepida, scura e profumata di foglie di limoni. Questa sera Tangeri si è messa il rimmel.
‘Non son cattivo comico’ (Don Alfonso, Così fan Tutte, W.A. Mozart).

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